Bozza di contributo di ABAUD agli obiettivi 3, 11, 12 dalla prospettiva del design e dell'arte contemporanea
I seguenti punti sono stati sviluppati sulla base degli obiettivi prescelti in collaborazione con Giulia Degano, docente ABAUD assieme alla quale partecipo al Rebirth Forum in rappresentanza dei due ambiti professionali, design e arti visuali, attinenti all'Accademia.
Obiettivo 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
Parliamo, in particolare, di benessere psico-fisico.
Riteniamo che l’architetto, il progettista di interni, il designer, debbano assumersi la responsabilità di interrogarsi sulla bontà degli spazi in termini di benessere psicofisico.
Dalla scelta di forme, finiture e materiali, alla (a mio avviso ancora più importante) scelta della gestione degli spazi.
Penso:
- alla riduzione dello stress, alle tematiche di burnout, ansia e depressione, malattie croniche dovute allo stile di vita attuale. Come può incidere la progettazione degli spazi sulle dinamiche individuali o sociale?
- al tema dell'anzianità e a come questo potrebbe trasformare il modo in cui intendiamo gli interni domestici ma anche gli spazi urbani.
- in generale, al riverbero negativo di spazi non progettati, che escludono e deprimono, contro spazi invece che innescano routine positive.
Purtroppo nelle nostre zone il cemento, la rotonda, il centro commerciale e le palazzine costruite in batteria sono il nostro pane quotidiano. Spazi e aree progettate con logiche molto economiche e poco sociali.Aree verdi e benessere psicofisico sono strettamente collegati, sono stati fatti innumerevoli studi in merito. Per quanto riguarda l’attivismo culturale, pensiamo agli eventi culturali avvenuti nel e in relazione al sito tristemente noto del cantiere dell’Ex-fiera a Pordenone per sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto il comune al mantenimento del verde pubblico. Quel verde è stato tagliato ormai, ma vi è stata una notevole mobilitazione sociale e culturale da parte dei cittadini in merito. La connessione tra arte e attivismo è fondamentale oggi più che mai, è una risorsa da non trascurare nelle future mobilitazioni a favore benessere comunitario. In generale, l’arte contemporanea offre opzioni fattibili di riconfigurazione comunitaria dello spazio pubblico, generando opportunità di riflessione e incontro, e a volte anche di intervento diretto, sia questo effimero o no, di tali spazi.
Sarebbe interessante anche puntare sulla valorizzazione, mediante incontri e mostre, di pratiche artistiche che hanno in oggetto la relazione problematica con il mondo del lavoro, specie delle nuove generazioni. Pensiamo, per esempio, al progetto, I miei anni invisibili (2008) dell’artista Giuliana Racco. Una riflessione condivisa sul mondo del lavoro italiano è quanto mai urgente e dovrebbe essere incrementata la collaborazione di artisti e curatori. Anche in questo caso, si dovrebbe indagare quali attori locali stanno sviluppando questa tematica e, se non ve ne fossero, invitare attori culturali nazionali e internazionali a presentare il proprio lavoro in regione.
Obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
Rappresentando una scuola che si occupa di design degli spazi e dei prodotti, penso che possa essere interessante riflettere su come la progettazione degli spazi individuali e sociali possa rispondere a queste domande.
E anche riflettere su spazi portatori di benessere psicofisico e di inclusione per la comunità, le diversità nelle comunità, oltre che per l’individuo e le famiglie contemporanee. Bisogna aumentare gli spazi comunitari e attività culturali che generino un senso di comunità.
Mettendo l’accento sulla parola “sicuri”, è possibile considerare anche la gestione progettuale degli spazi in un clima che cambia ed in una società che cambia. Ma cosa significa sicurezza? In molti casi di pianificazione urbana attuale più o meno regolamentata questo concetto si riduce a una ghettizzazione dei quartieri disagiati e a maggiore presenza migrante. Bisogna pensare a iniziative temporanee e, soprattutto, pratiche quotidiane che portino a una comunicazione tra le diverse realtà urbane e a una collaborazione ai fini di interessi comuni come il benessere sociale e ambientale del cittadino.
Abbiamo recentemente avuto o sentito di esperienze di spazi riconfigurati: una palestra che diventa un campo profughi, un'appartamento che si riallestisce per la pandemia, un hotel che si converte in ufficio. Ma abbiamo anche esempi più rincuoranti di comunità che si riappropriano e riqualificano spazi inerti (pensiamo all’archeologia industriale, a vecchi borghi montani o alle caserme in disuso che pullulano nelle nostre zone).
Pensiamo inoltre al progetto Contenuto Rimosso (2012-) di Chiara Trivelli a Lorenzago di Cadore, non troppo lontano da qui. Un progetto simile sarebbe attuabile nelle nostre comunità montane? I progetti a lungo termine di arte pubblica possono sicuramente fare una differenza importante per la ricomposizione comunitaria, coinvolgendo gli abitanti a pratiche di autorappresentazione a lungo termine che vadano ad arricchire e sviluppare ulteriormente il patrimonio tangibile e intangibile di queste comunità, creando inoltre opportunità di richiamo turistico mediante mostre, eventi, laboratori con le scuole…Materiali e tecniche dell’artigianato locale, e più in generale le peculiarità del territorio naturale e antropico, potrebbero rappresentare un comune denominatore per tali attività. Queste attività potrebbero essere inoltre parte di un archivio comunitario che contribuisca a mantenere a lungo termine le narrazioni e identità comunitarie.
Riteniamo inoltre che sia importante incoraggiare, specialmente considerando la geopolitica locale, una riflessione sul concetto di confine, sulle pratiche, istituzionali e sociali di confinamento passate e presenti. Vi sono varie comunità urbane e non solo in regione, Gorizia e Trieste in primis, che sorgono in una realtà di confine e di ingente flusso migratorio. Gli spazi di rifugio, più o meno improvvisato, dei migranti in queste città di confine e lo spazio stesso del confine dovrebbero essere oggetto di una maggiore intervento culturale. Alcuni artisti locali si sono già mossi in tal senso, come Alessandra Lazzaris…Andrebbero promossi incontri tra questi artisti e le scuole e organizzare eventi e laboratori artistici mirati all’autorappresentazione e all’integrazione della comunità migrante.
Obiettivo 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
Il tema progettuale della riduzione dei consumi e della ricerca di soluzioni post consumo, più o meno industriali, ci tocca da vicino come Accademia che si occupa di formare progettisti per il design di interni e del prodotto.
In un territorio, quello Regionale, fatto di piccole e medie imprese, la sostenibilità non può essere un concetto calato dall’alto ma deve essere progettata in maniera sartoriale per ogni realtà, concentrandosi sulle possibilità oggettive e sui margini di manovra possibili e reali perché sia sostenibilmente realizzabile. In quest’ottica, dal Forum potrebbero emergere possibilità di collaborazione concrete ed interessanti che mettono in relazione l’Accademia con realtà locali e fertili.
Dal punto di vista della pratica artistica, sarebbe interessante indagare se sul territorio vi siano artisti che si sono impegnati a utilizzare materiali e soluzioni ecocompatibili e coinvolgerli in presentazioni e laboratori in collaborazione con istituti educativi dedicati alla formazione artistica, come l’Accademia. Si potrebbe anche lanciare un concorso annuale con premio alla migliore proposta di design e arte sostenibile, in collaborazione con gli enti locali.